Repertorio E – I

E ADESS CHE SEM CHI TÜTI (L. Pigarelli)
Ascoltare i canti è come sfogliare il libro della nostra storia. Questo brano descrive il momento di incontro tra vecchi amici, che attorno a “na boza de bon vin” rinsaldano la loro amicizia.
E’ uno spiritoso ed originale canto di osteria reso ancora più divertente dalla caricatura della balbuzie generale dovuta alle troppe “mosse” bevute, oltre che dalla pronuncia in dialetto storpiato.

E COL CIFOLO DEL VAPORE (L. Pigarelli)
Canzone alpina. La partenza del soldato per la guerra lascia un amore solitario. “Tornerò sta primavera con la sciabola insanguinata, ma se ti trovo già maritata, ohi che pena ohi che dolor!”.

EL BARCAROL DEL BRENTA (S. Deflorian)
Canto trentino.
Esprime il piacere di una allegra scampagnata in barchetta che si risolve con un prolungato brindisi a base di fiaschi di vino. La melodia popolare sembra a volte richiamarsi alla polifonia, attraverso l’esaltazione pittorica del testo si mettono in evidenza le suggestioni rievocate, così il vocalizzo sulla parola “gondoleta” ci dà l’idea dell’ondeggiare della barca sull’acqua.

EL CANTO DE LA SPOSA (L. Pigarelli)
Il sogno di tutte le ragazze, una casa in cui essere amata e signora, è il motivo dominante di questo canto trentino. Un tono sommesso e scherzoso, una brillante leggerezza ed un sano buonumore evocano qui la potenza dell’amore, che può mutare in pregevoli qualità anche i difetti o i disagi.

E MA PRIMA CHE TE TÖGHIA (L. Pigarelli)
Semplice e ingenuo è questo tipico canto trentino dei tagliaboschi, proveniente dalla Valsugana, velato all’inizio da una breve preoccupazione, si apre poi all’entusiasmo ed alla gioia.
Rievoca la figura del boscaiolo un mondo ormai scomparso Un particolare comico è dato dal fatto che le “pianete” vengono tagliate con la mannaia “filenete”.

ENTORNO AL FOCH (A.B. Michelangeli)
Vecchie reminiscenze dell’antico focolare, profumo di casa, di ceppi che scoppiettano allegri. Ondate di ricordi e di rimpianti, in attesa del minestrone sul fuoco.

ERA SERA (A. Mascagni)                                                                                                                              Canto diffuso in tutta l’Italia settentrionale anche con il titolo “Dammi un riccio dei tuoi capelli” il cui testo deriva dalla canzone “Il coscritto” , 1860 circa, del poeta irpino Pietro Paolo Parzanese, “Era sera”. fa parte di un  primo repertorio di canti di montagna, pubblicato nel 1935. E’ un canto romantico, d’amore e di nostalgia, tramandato dai soldati trentini che militavano nell’esercito austriaco. Il testo è molto chiaro: due fidanzati si giurano amore eterno (“per te vivo e per te mòro”) e il ragazzo, che deve partire per la guerra, chiede all’amata un ricciolo dei suoi capelli: era un’usanza diffusa da parte della donna di regalare al fidanzato una ciocca dei propri capelli come pegno d’amore.

ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA (L. Pigarelli)                                                                                        Canzone militare appartenente al repertorio degli alpini risalente alla Prima guerra mondiale, molto nota tra i cantori tradizionali del canto popolare. La melodia rende struggente il dramma di un ragazzo di diciotto anni, solo dietro la tenda durante la tempesta dal rumore sordo e sconosciuto, a pochi metri da lui un altro ragazzo che può sparargli addosso da un momento all’altro. Il giovane soldato incarna il dramma della guerra vissuto dalla povera gente che soffre senza sapere ciò che sta loro accadendo intorno.

E TÜTI I VOL LA GIGIA (Bruno Bettinelli)
In questo canto, originario della Vallagarina, l’allegria è solo apparente e nasconde l’amarezza della povera Gigia costretta a subire sempre le decisioni degli altri.

FERDINANDO S’INNAMORA (Renato Dionisi)
E’ un canto trentino della Val Giudicarie.
Ferdinando è innamorato e si avvale del fascino misterioso dei boschi “profondi e oscuri” per sedurre l’ingenua Lista, che sarà poi abbandonata.
La storiella, amara seppure ironica e scanzonata, si conclude con l’immancabile morale: te l’avevo detto.

GIROLEMIN (Renato Dionisi)
La Val Rendena si tramanda di generazione in generazione io mestiere dell’arrotino. Non vi è contrada al mondo che questi artigiani non abbiano percorsa con il loro carrettino (möla).
Questo bel canto è il loro inno, la loro storia cantata, il richiamo del giovane “moleta” che si guadagna duramente il suo pane. E’ un canto che sa di nostalgia di casa, di vita dura e triste.

GLI AIZIMPONERI (A. Pedrotti)
Trentino-Valsugana. -L’11 gennaio 1894 si dava la prima picconata alla costruzione della ferrovia in Valsugana. Gli operai che vi lavoravano erano chiamati “Eisenbahner” (allora il Trentino era dominio austriaco), che, per associazione fonetica, venne poi trasformato nel gergo dialettale “aizimponeri”. Questi si recavano al lavoro di buon mattino, dopo la sveglia a suon di tromba.Nelle tre strofe di questo canto rieccheggia il motivo della “bella mora” che, per non lasciarsi morire di nostalgia, è disposta a seguire il suo amore dovunque, anche “al di la del mare”

GRAN DIO DEL CIELO (L. Pigarelli)
Canto particolarmente melodioso, ancorato ad un testo toccante. Il soldato immagina di essere una rondinella e di volare tra le braccia della sua bella, ma la dura realtà della guerra lo richiama al suo dovere, quale difensore della patria. Il sogno di libertà di questo soldato deve diventare per noi un impegno affinché, oltre alle barriere geografiche, vengano abbattute anche quelle culturali, per accogliere i nostri fratelli stranieri nel cuore della nostra civiltà.

IL CANTO DEL MINATORE
Questo brano è stato inserito nel repertorio per completare il quadro dei mestieri esercitati un tempo, a cui anche molti nostri emigranti, hanno dedicato la loro vita.
Lavoro quindi di un passato non molto lontano, dai riscontri economici, ma con notevoli sacrifici e qualche volta, come racconta il canto, con il pericolo della mina che scoppia.
I minatori affrontavano per l’accattivante risultato economico, un mestiere dai rischi immediati: i pericoli della miniera e dai rischi per la loro salute: le malattie polmonari, erano lo scotto da pagare.
Il canto termina con un’invocazione alla patrona S. Barbara, ogni strofa è eseguita in tono maggiore e poi si ripete in tono minore: questo si rileva soprattutto nella terza strofa di intensa invocazione.
S.Barbara è oggi la patrona dei pompieri e di tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco.
Armonicamente è una delle canzoni più impegnative del repertorio corale.

IL FIORE DI TERESINA (L. Pigarelli)
Graziosa ballata trentina
L’innamorata Teresina vuol morire per amore. Curiosa la fantasia della ragazza che vorrebbe farsi seppellire in una fossa a tre, mentre il conto non torna perché i candidati sono quattro ! Melodia molto bella che si sviluppa sul semplice testo.

IL TESTAMENTO DEL CAPITANO (L. Pigarelli)
Canto degli alpini. Gli alpini della guerra 1915/18 fecero loro questo cinquecentesco canto, lasciando intatta la profonda umana poesia del capitano morente. Con successive varianti il “Testamento” si tramandò fino ai nostri giorni dal lontano 1528 ove nacque in morte del capitano Marchese di Saluzzo. Altro esempio del modo in cui il popolo rivive ed aggiorna nei suoi canti la storia. La musica è di una toccante grandezza, tanto da far dire a Luigi Dallapiccola:”Questo canto mi fa pensare a Behetoven”.

IL TUO FAZZOLETTINO (Antonio Pedrotti)
Popolare canto d’amore nella versione trentina. La poesia è di una frasca grazia, quasi fanciullesca, notevole anche musicalmente nel suo variare dal tono maggiore a quello minore

IL VENTINOVE LUGLIO (Luigi Pigarelli)
Il popolarissimo canto trentino deve la sua diffusione ai soldati della Grande Guerra. E’ un significativo esempio di un canto popolare reso celebre dal passatempo più abituale e facile nelle tristi giornate in trincea.

INNO AL TRENTINO (A. Pedrotti)
Nacque nel 1911, quando Trento era ancora soggetta all’Austria. Rappresenta una delle molte espressioni popolari dell’irredentismo trentino.L’autrice delle parole è la sposa di Cesare Battisti.

ISAIRA LA SI VESTE (Mauro Zuccante)
Il testo ricalca il tema, molto comune nel canto popolare, della ragazza sedotta e poi abbandonata dal suo “bello”, malgrado le raccomandazioni della saggia mamma.